30 mar 2009

0

Intervista a Nichi Vendola

Il Presidente della Puglia a Napoli per lanciare "Sinistra per la Campania" (Redazione Avversa)

A Napoli il 27 febbraio la Sala Italia del Centro Congressi Mediterraneo della mostra d'Oltremare era gremita di persone per il lancio di “Sinistra per la Campania”. C’erano anche i consiglieri regionali Antonio Scala, Marcello Chessa e Angelo Giusto che hanno sciolto il gruppo regionale di Sinistra Democratica ed hanno costituito, insieme ai consiglieri regionali di “Movimento per la Sinistra” Antonella Cammardella e Gerardo Rosania, il gruppo regionale ''La Sinistra''; ma soprattutto c’era Nichi Vendola. Il Presidente della Regione Puglia, leader nazionale di “Movimento per la Sinistra”, applauditissimo ed appassionato oratore, come sempre, ha saputo scaldare i cuori dei presenti alternando entusiasmo e poesia, analizzando con precisione la crisi economica mondiale, la scelleratezza del governo nazionale e proponendo la nascita di una grande ed unica Sinistra, “che parla di un popolo, che parla a un popolo”. Cosa pensa del meridionalismo di Raffaele Lombardo? Raffaele Lombardo che apre a Roma il suo congresso per il movimento delle autonomie non dice nemmeno una parola sull’intervista di Fitto che compare sul Sole 24 ore il 27 febbraio e sull’idea di ricominciare daccapo sulla programmazione dei fondi comunitari, vuol dire che il meridionalismo di Raffaele Lombardo è soltanto una sequenza di cartoline illustrate per fare propaganda. Se l’onorevole Adriana Polibortone, che ha messo su un Movimento per il Sud, starà zitta, a fronte di una provocazione così grave, come quella che arriva dal governo in queste ore, vuol dire che sono solo giri di valzer e non significativi movimenti della politica. Penso che il nuovo meridionalismo debba affrontare positivamente la sfida del federalismo. Penso che il tema della responsabilità delle classi dirigenti della qualificazione della spesa pubblica sia una sfida importante. Penso che, però, per costruire questo meridionalismo, bisogna rompere la principale superstizione che oggi vige in Italia: la superstizione nordista che è diventata una lingua ufficiale delle classi dirigenti, l’idea che il Nord è vittima del Sud e l’idea che la salvezza dell’Italia passa per l’”autonomizzazione” del Nord dal Sud. Che il Sud può andare in malora, basta che si salvi il Nord. Penso che bisogna combattere non solo la domenica, ma anche nei giorni feriali e vorrei vedere alla prova tutti coloro che si intestano una battaglia meridionalistica, senza rompere con la destra, come fanno a rendere credibile il loro meridionalismo con quella destra che oggi è un’esperienza di governo che ha come uno dei suoi dominus fondamentali il leghismoe la secessione di Bossi. Avremo il federalismo, adesso ci vuole una classe dirigente federalista perché per le autonomie dei territori significa avere soldi. In Campania verrebbero affidati a Bassolino? Vorrei ricordare, parlando della spesa pubblica malata che si fanno in genere esempi di sanità, e ricordo che il più grande scandalo sanitario della storia d’Italia e forse uno dei più grandi scandali sanitari del mondo è avvenuto a casa di Formigoni, nella clinica Santa Rita, perché la malasanità del chirurgo che dimentica il bisturi nella pancia del paziente è un pò ovunque, ma organizzare il taglio della mammella di una ragazza non malata di cancro per aumentare la remunerazione dell’intervento chirurgico non è un esempio di sanità. La qualificazione della spesa pubblica non è solo un problema meridionale, è un problema nazionale. Le classi dirigenti meridionali devono accettare la sfida e devono rispondere sul terreno delle lotte agli sprechi, alla corruzione, al parassitismo. La Lega ha avuto modo di proporre una nuova classe dirigente, il PD propone nuovamente Bassolino e De Mita. Una nuova classe dirigente non è un problema anagrafico, è un problema culturale, è un problema dei programmi. Possiamo avere tutti i giovanotti di primo pelo che propongono una visione catastrofica della società e possiamo avere vecchie cariatidi che ancora conservano magari un’idea. Non penso che il problema possa essere ridotto al personale politico, il problema è dei progetti politici che sono in campo. Ora, non c’è dubbio, che la Lega abbia nei propri ranghi una classe dirigente giovane, ma non mi pare che abbia un’idea precisa di quale debba essere la funzione di una classe dirigente per ricostruire il sistema paese. E’ una classe dirigente che è nata dal grande trauma della perdita della lira, per il fatto che, con la lira svalutata, il Nord Est era assolutamente avvantaggiato nell’export verso gli altri paesi del mondo, ma una volta entrati nella zona dell’euro, questo vantaggio si è perso. Però, quel Nord Est doveva imparare, come il Sud Est fra l’altro, a competere migliorando i propri apparati produttivi e migliorando la qualità dei prodotti.
Presidente, si parla di diritto allo sciopero, ma la centralità della sinistra adesso sembra essere veramente il lavoro? E’ sempre stato il lavoro. La sinistra è nata nel tentativo di rompere il muro di solitudine che rendeva ogni lavoratore ricattabile, impotente, privo di un corredo di diritti e protezioni. Quando i lavoratori si sono costruiti, il sindacato, le camere del lavoro, si sono dati forza, si sono raccontati le loro amarezze, il loro disagio, hanno potuto ridarsi la forza per dare battaglia per aumentare il loro salario, per diminuire il loro orario di lavoro, per avere condizioni di salubrità nel posto di lavoro. E’ accaduto tutto questo. Oggi si vuole tornare indietro. E siccome la trasformazione del lavoro è un grande fatto sociale e democratico, questo processo è stato scandito dal diritto allo sciopero, oggi c’è qualcuno che per uccidere la cultura del lavoro, la comunità del lavoro, vuole cancellare il diritto allo sciopero. Bisogna ribellarsi a questo. Lei diceva, infatti, che probabilmente la notizia di oggi è proprio questa, invece non si parla dell’ennesima manifestazione degli operai FIAT di Pomigliano. La notizia più importante che il Mezzogiorno d’Italia non è tutto Gomorra. Nel Mezzogiorno d’Italia c’è un protagonista mille volte ferito, mille volte ingannato, ma che ha ancora il gusto e la voglia di rivendicare i propri diritti come la classe operaia di Pomigliano e questa è una bella notizia. Evidentemente, il Consiglio dei Ministri si preoccupava proprio di quella manifestazione di Pomigliano, in ciò che può innescare nel paese intero. Quanto conta un’etica politica ed in che forma questa deve dipanarsi? La questione morale non significa essere persone perbene perché possono apparire perbene e non esserlo. La questione morale è relativa alla capacità di controllare i procedimenti amministrativi, la trasparenza negli appalti, il controllo sociale. La questione morale c’è quando i cittadini sono in grado in ogni momento di sapere tutto quello che riguarda la decisione politica ed il suo percorso amministrativo, c’è una società che non deve affidarsi a uomini santi, ma una società in cui devono funzionare i controlli, deve funzionare il tribunale dei diritti del malato, che deve essere in grado di licenziare un direttore sanitario, o un direttore generale.
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog è un aggregatore di notizie e non rappresenta unatestata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.ro 62 del 7/03/2001. Le notizie e le immagini inserite nel blog sono tratte anche da Internet; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarcelo e saranno subito rimosse. A chiunque è concesso lasciare commenti ai post, anche quelli in forma anonima. Il gestore del blog non potrà essere ritenuto responsabile per eventuali messaggi lesivi di diritti di "terzi".