Siamo un gruppo di lavoratori di GlobalValue, una società di Torino nata dalla costola informatica della grande azienda FIAT con circa 1000 dipendenti e controllata al 100% dalla multinazionale IBM.
I vari passaggi societari, in questi ultimi anni, hanno cambiato soltanto la proprietà dell’azienda ed i dipendenti, nella maggior parte dei casi, hanno continuato ad operare e ricoprire gli stessi ruoli.
Mentre da un lato leggiamo con grande entusiasmo, ancora oggi, che l’andamento economico di IBM Italia è stato positivo per il 2008, che il management conferma la volontà di continuare, con le stesse strategie, a conquistare quote di mercato e che per il 2009 non ci sono tentativi di cambiare strutture societarie, assistiamo, invece, a strani movimenti epilogo di una possibile cessione di una parte di lavoratori (circa 200) ad una azienda con una scarsa consistenza economica e che nel giro di qualche anno potrebbe avvicinarci alla dimensione del precariato.
IBM, in questo quadro di mercato molto critico a livello globale, tende a mantenere le quote di mercato ed a migliorarle con una politica di tagli muovendosi nel pieno delle leggi vigenti. Infatti, ad inizio di febbraio, ha annunciato la cessione di ramo d’azienda (art. 2112 del C.C.) di 18 lavoratori nel settore della logistica (vedi caso Geoedis), ma anche l’anno scorso con la stessa modalità ne aveva ceduto altre (vedi At&T per il ramo Network, vedi Infoprint per il ramo Printer Management).
Lavoriamo in una sede periferica della società a Pomigliano D’Arco.
Siamo circa 50 e da anni seguiamo le attività di Fiat Auto. Da ottobre 2008 la nostra società è legata a Fiat Auto da un contratto con una validità fino al 2011, ma con clausole rescissorie che mettono in pericolo, in qualsiasi momento, il futuro e le garanzie delle nostre attività lavorative. Futuro instabile vista la crisi che a livello mondiale ha colpito il settore dell’automotive a cui Fiat non è riuscita e non riesce a sottrarsi.
Oggi, in una situazione di mercato così complessa anziché valorizzare maggiormente la professionalità dei dipendenti nell’ambito di una strategia aziendale di ampio respiro, il comportamento societario si riassume in una frase: “non utilizzeremo strumenti traumatici finchè lo scenario di mercato rimane invariato”, la cui interpretazione è poco rassicurante per il nostro futuro lavorativo e quello dei nostri figli.
A gran voce, quindi, chiediamo un intervento con il chiaro obiettivo di bloccare le azioni della nostra società, di essere protagonisti del nostro futuro e di non essere soggetti passivi di una gratuita cessione/vendita che vedrebbe i lavoratori essere gli unici a pagare una crisi che non hanno chiesto e non hanno voluto. Siamo pronti a discutere e a trovare insieme una soluzione che possa essere il minimo comune denominatore della nostra e di tutte le altre aziende che ruotano intorno al pianeta FIAT.
I vari passaggi societari, in questi ultimi anni, hanno cambiato soltanto la proprietà dell’azienda ed i dipendenti, nella maggior parte dei casi, hanno continuato ad operare e ricoprire gli stessi ruoli.
Mentre da un lato leggiamo con grande entusiasmo, ancora oggi, che l’andamento economico di IBM Italia è stato positivo per il 2008, che il management conferma la volontà di continuare, con le stesse strategie, a conquistare quote di mercato e che per il 2009 non ci sono tentativi di cambiare strutture societarie, assistiamo, invece, a strani movimenti epilogo di una possibile cessione di una parte di lavoratori (circa 200) ad una azienda con una scarsa consistenza economica e che nel giro di qualche anno potrebbe avvicinarci alla dimensione del precariato.
IBM, in questo quadro di mercato molto critico a livello globale, tende a mantenere le quote di mercato ed a migliorarle con una politica di tagli muovendosi nel pieno delle leggi vigenti. Infatti, ad inizio di febbraio, ha annunciato la cessione di ramo d’azienda (art. 2112 del C.C.) di 18 lavoratori nel settore della logistica (vedi caso Geoedis), ma anche l’anno scorso con la stessa modalità ne aveva ceduto altre (vedi At&T per il ramo Network, vedi Infoprint per il ramo Printer Management).
Lavoriamo in una sede periferica della società a Pomigliano D’Arco.
Siamo circa 50 e da anni seguiamo le attività di Fiat Auto. Da ottobre 2008 la nostra società è legata a Fiat Auto da un contratto con una validità fino al 2011, ma con clausole rescissorie che mettono in pericolo, in qualsiasi momento, il futuro e le garanzie delle nostre attività lavorative. Futuro instabile vista la crisi che a livello mondiale ha colpito il settore dell’automotive a cui Fiat non è riuscita e non riesce a sottrarsi.
Oggi, in una situazione di mercato così complessa anziché valorizzare maggiormente la professionalità dei dipendenti nell’ambito di una strategia aziendale di ampio respiro, il comportamento societario si riassume in una frase: “non utilizzeremo strumenti traumatici finchè lo scenario di mercato rimane invariato”, la cui interpretazione è poco rassicurante per il nostro futuro lavorativo e quello dei nostri figli.
A gran voce, quindi, chiediamo un intervento con il chiaro obiettivo di bloccare le azioni della nostra società, di essere protagonisti del nostro futuro e di non essere soggetti passivi di una gratuita cessione/vendita che vedrebbe i lavoratori essere gli unici a pagare una crisi che non hanno chiesto e non hanno voluto. Siamo pronti a discutere e a trovare insieme una soluzione che possa essere il minimo comune denominatore della nostra e di tutte le altre aziende che ruotano intorno al pianeta FIAT.
Dipendenti GlobalValue di Pomigliano d'Arco
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