30 mar 2009

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Meno e meglio

La decrescita felice per una società a rifiuti zero. (Alessandro Gatto)

La società attuale può essere definita la società dei consumi. Ogni teoria economica si basa esclusivamente sulla visione produttiva a tutti i costi. Possono cambiare le visioni politiche ma l’obiettivo finale è sempre lo stesso: produrre, produrre e sempre produrre.Anche con elementi di scarsa qualità e arrivando a prodotti, molto spesso, che hanno una vita insita spesso ridottissima, merci che poi subito si trasformano in rifiuti. Tanti rifiuti. Troppi rifiuti che vanno a colmare le discariche e che richiedono sempre più inceneritori per far finta di farli scomparire. Ma, lo sappiamo, tutto questo non potrà durare a lungo. Per difendere il nostro pianeta abbiamo bisogno di un’inversione di tendenza: una riconversione del modo di pensare lo sviluppo. Qualche
anno fa si introdusse il binomio “Sviluppo Sostenibile” in cui al termine già noto dello sviluppo si affiancava un neologismo che introduceva un modo nuovo di pensare alla crescita della produttività: una crescita che teneva conto delle risorse esauribili offerte dalla natura. Ma anche lo sviluppo sostenibile avocava a sé un principio di base che sarebbe stato facilmente strumentalizzato da coloro i quali, pur volendo continuare sulla strada dell’ipersviluppo, volessero apparire, al tempo stesso, coerenti con le esigenze della realtà moderna e con le “nuove” regole dell’ecologia. Quindi non è possibile più nascondersi dietro alle finte buone regole dello sviluppo sostenibile. Oggi c’è bisogno davvero di diminuire lo spreco delle risorse naturali. In una sola parola si deve dichiarare guerra al consumismo, tentando di invertire il concetto stesso di benessere. Infatti il modello consumistico ci è stato imposto come il miglior modo di acquisire benessere e innalzamento della qualità della vita. Ci siamo accorti, poi, strada facendo, che tutto ciò rispondeva ai canoni dell’insostenibilità. La prima regola da seguire è quella della riconversione degli acquisti, per poter operare una vera e propria inversione dei ruoli. Non siamo
più elementi da “addestrare” a certi tipi di consumi ma esseri pensanti che scelgono, laddove è possibile, una nuova economia in cui prevalgono le regole della “decrescita felice” e del concetto del “meno e meglio”. Cioè meno prodotti da acquistare ma con una qualità insita che ne fanno prolungare la vita. Quindi la prima regola da seguire per produrre meno rifiuti è acquistare oggetti e beni che possano avere una vita più lunga. In questa sede non toccheremo l’argomento della progettazione degli oggetti fatti in modo da durare più a lungo, perché l’obiettivo di questo lavoro è quello di offrire a tutti gli uomini e le donne di buona volontà degli strumenti di riflessione per arrivare ad una riconversione dei consumi partendo dal basso. Un vademecum di base per offrire a tutti l’opportunità di migliorare il proprio mondo a livello locale, essendo consapevoli di dare un contributo alla modifica di un sistema globale. Ognuno di noi è una grande risorsa in questo processo. Non solo nelle scelte che si fanno quotidianamente, ma anche nel saper coinvolgere i propri prossimi ad un protagonismo attivo, per una riconversione felice dei consumi, nell’ottica del risparmio delle risorse naturali e della difesa del pianeta. Nuove regole servono anche per diminuire l’inquinamento prodotto da uno sviluppo che entra in crisi solo se non riesce a produrre e a smistare tanti “pezzi” quanti ne aveva previsto di produrre a crescita
esponenziale. Ma il limite è stato superato e i campanelli d’allarme sono del tutto evidenti: discariche stracolme, sistemi di smaltimento che fanno finta di far sparire gli scarti tentando di mistificare il concetto che sta alla base delle scienze della natura. Il principio che “in natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma” è stato sovvertito da chi ci propina la grande menzogna del chi compra più cose meglio vive. Compriamo ogni giorno rifiuti e non ce ne accorgiamo neanche più. Sprechiamo tanta energia e non ce ne curiamo. Violentiamo quotidianamente la nostra madre terra senza neanche più essere consapevoli di farlo. E’ davvero una perversione collettiva, un sistema schizofrenico che pur essendo consapevole di essere dipendente dall’unico pianeta in cui possiamo continuare a vivere continua a modificarne non solo l’aspetto ma tutti gli equilibri naturali raggiunti dopo milioni di anni, in maniera repentina e violentissima.
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