4 apr 2009

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Un nostro lettore interviene sul manifesto elettorale di Luigi Cesaro

Riceviamo e pubblichiamo l'e-mail del nostro lettore:
Se, per strada, ci si sofferma dinanzi ai manifesti, in stile berlusconiano, del candidato alla presidenza della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, si corre il rischio di pensare di esser finiti su scherzi a parte. Il manifesto in questione sembra delineare la personalità del candidato, autoironico, di un umorismo tanto sottile dal presupporre che chiunque legga sia in realtà accomunato da una scarsa capacità interpretativa. Insomma, sembra una collettiva presa per i fondelli! Ebbene, sull'immagine dell’emergenza rifiuti, che evoca ancora oggi il volto in bianco e nero di una regione ferita più volte e costretta in ginocchio a subire l'onta di una sconfitta sociale, campeggia la frase "Riprendiamoci la dignità". Niente di male se non fosse che il candidato che dovrebbe aiutarci a “riprenderci la dignità” è Luigi Cesaro, coordinatore napoletano del PdL, il cui nome viene riportato dal settimanale L'Espresso, nel settembre del 2008, a seguito di alcune indagini della Procura su collusioni fra clan e politica. Gaetano Vassallo, l'imprenditore, oggi collaboratore di giustizia, che per vent'anni ha gestito il traffico dei rifiuti tossici per conto dei boss casalesi (quei rifiuti che hanno avvelenato le nostre terre, in forma meno visibile dei sacchetti di monnezza ma molto più invasiva), chiama in causa i vertici campani di Forza Italia accusando anche Luigi Cesaro di rapporti e di accordi “inconffessabili” con la camorra. Nonostante le accuse, Cesaro, che, per amor di cronaca, ad oggi non risulta nemmeno indagato, vede ufficializzata a furor di popolo (cioè da Berlusconi, che, per snellire la burocrazia, lo rappresenta) la sua candidatura alla presidenza della Provincia. Ora, lungi da me mettere in discussione il sacrosanto principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria, (tantomeno in questo caso, nel quale ci sono “solo” le dichiarazioni di qualche pentito) ma, riprendiamoci almeno la libertà, questa si, di rimanere sorpresi da tanta sfacciataggine, di rimanere terrorizzati dalla naturalezza con la quale si continua ad irridere un popolo già mille volte ferito, mille volte ingannato dall'incontrastato dominio di mafiosi, di politicanti e di affaristi. Un popolo che non ha bisogno di sentirsi ripetere una frase del genere, un popolo che ha ancora la voglia ed il gusto di rivendicare i propri diritti, di tornare a guardarsi in faccia e a riscoprire in se stesso le capacità di rimettere in moto la sua storia. “Riprendiamoci la dignità”. Forse è davvero solo uno scherzo. Di cattivo gusto.(Cesare68)
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