siamo figli della stessa terra, quella Gomorra lacerata e sventrata che tu hai raccontato al mondo: oggi siamo noi a raccontarti una storia che è simile a quella di tante altre storie italiane ,eppure va e andrebbe letta sotto una luce diversa che è quella che riverbera su di noi questa amata e odiata terra. Siamo precari, precari della scuola, tra quei tanti che si stanno battendo in difesa della scuola pubblica in tutto il Paese, ma qui, in Terra di lavoro, i tagli non solo sono drammatici nei numeri con percentuali tra le più alte in Campania (Regione, che già di suo, ha il primato della mannaia caduta sulla scuola), ma affliggono una terra che ha bisogno di legalità. E la scuola è presidio primo di legalità. La nostra non è semplicemente la lotta contro i tagli economici che nulla producono, se non spazzare via la speranza di quei tanti prof,giovani e anziani, che hanno deciso di investire il loro futuro nella Cultura, ma è soprattutto la lotta per la scuola pubblica, per quei ragazzi che saranno indotti a iscriversi alle scuole private che da noi, nella stragrande maggioranza non sono che diplomifici buoni solo ad ingrossare le tasche dei soliti noti, per quegli alunni diversamente abili che senza il sostegno vedranno crollare le loro speranze di integrazione, per quei ragazzi che nelle scuole professionali, in nome di una riforma il cui senso non abbiamo ancora capito bene, vedranno tagliarsi le ore di italiano che purtroppo per molti è come una lingua straniera e quelle di laboratorio che invece dovrebbero dar senso a questi indirizzi. La dispersione scolastica in aumento è spia dell’indebolirsi della democrazia, dei disagi di una scuola che non è messa in grado di favorire il cammino verso “il pieno sviluppo della persona umana”. Nasce anche dal processo di privatizzazione della scuola pubblica in atto da anni in Italia, mascherata da tagli e riforme pseudo pedagogiche. La privatizzazione ha esigenze molto chiare, che si muovono quando vengono proposti brevi percorsi pseudo formativi che tolgono ogni possibilità di crescita culturale ai nostri ragazzi, o quando il dirigente usa la scuola come il suo castello feudale. Ma soprattutto quando al centro della pedagogia non c’è più l’alunno con le sue potenzialità e i suoi desideri, le sue difficoltà e le sue risorse, ma l’adulto. Non il professore, semmai l’imprenditore... Se ben abbiamo compreso il significato di una Lettera a una professoressa di don Milani, al centro della pedagogia dovrebbe esserci più di tutto il tempo, il tempo per scambiarsi sapere e sostegno. Questa riforma invece taglia anche i cuori e le menti, priva del tempo per crescere e per scegliere, mette in schiavitù gli studenti di tutta Italia, non solo i casertani, di certo così sempre più abbandonati. La sconfitta della scuola pubblica è la vittoria della camorra e qui non ce lo possiamo permettere. Parafrasando te che usi “la parola contro la camorra”, qui, a colpi di decreti inutili se non dannosi (lo chiamano salva-precari), per le illusioni che ingenerano in chi ha studiato per anni abilitandosi per questa professione, vogliono tacitare le proteste, mettere il bavaglio a chi, licenziato dalla scuola, chiede il rispetto di un diritto basiliare, il lavoro. Vogliono toglierci la parola, ultima parvenza di una dignità a noi negata dalle istituzioni. Noi questa parola la vogliamo. La cerchiamo. La analizziamo. La comunichiamo. Per questo scriviamo a te, che, con la sola forza delle parole, hai contribuito, e non affatto in maniera marginale, alla battaglia per la legalità, contro la camorra. Le nostre sono armi spuntate, ma se tu volessi raccontare questa storia, forse qualcuno potrebbe ascoltarci, forse si potrebbe aprire un dibattito prima che sia troppo tardi.
Precari casertani della Scuola
Precari casertani della Scuola
Nessun commento:
Posta un commento