Manifestazione antirazzista, martedi 19 gennaio ore 10 in piazza Vanvitelli a Caserta
Sabato 9 gennaio a Caserta presso il Centro Sociale ex canapificio circa 500 migranti e rifugiati si sono riuniti in un’assemblea per discutere di ciò che è accaduto a Rosarno. Tanti migranti e rifugiati che erano a Rosarno per la raccolta degli agrumi stanno tornando a casa. Sono i giovani africani che vivono a Castel Volturno, a Casal di Principe, Teano, Aversa, Afragola, Pianura, S.Antimo. Sono i lavoratori stagionali che si spostano dal casertano a Foggia, Potenza, Cassibile, a seconda dei frutti da raccogliere. Sakò, 26 anni richiedente asilo del Burkina Faso è visibilmente provato, ha la paura negli occhi. E’ appena arrivato a Caserta per l’assemblea ma stenta a parlare ci abbraccia e dice “ci sparano come fossimo polli. Non so come ho fatto a scappare…sono stato due giorni nascosto su un albero”. Youssuf, ivoriano 25 anni, dopo essere stato medicato in ospedale la sera del 7 è riuscito ad arrivare alla stazione ed è arrivato oggi. E’ felice di essere ancora sano e salvo ma non ha ricevuto il salario di tre mesi di lavoro. Come e a chi potrà denunciarlo? E’ uno dei braccianti agricoli senza permesso di soggiorno ignorati dalla regolarizzazione prevista solo per colf e badanti. Grazie al lavoro di questi giovani braccianti africani a Rosarno anche quest’anno gli agrumi sono arrivati sulle nostre tavole. Come è successo a Castel Volturno nel settembre 2008 e a Rosarno già lo scorso dicembre 2008 questi lavoratori sono stati aggrediti, cos' come in tante altre occasioni e soprattutto a ridosso dei giorni di paga. A Castel Volturno è stata la camorra a sparare, a Rosarno l’anno scorso a sparare e ferire gravemente due giovani ivoriani furono due balordi poi fermati grazie alla collaborazione dei migranti. Ad un anno di distanza i lavoratori stagionali che sono arrivati a Rosarno hanno trovato le stesse condizioni di sfruttamento di sempre, la stessa indifferenza delle istituzioni rispetto alle condizioni di vita degradanti ed alle aggressioni quotidiane ai danni dei braccianti impegnati per la raccolta degli agrumi. Noi siamo testimoni di centinaia di storie di lavoratori aggrediti perché “pretendevano” il salario, picchiati e derubati dai caporali o da gruppi di persone rimasti impuniti, tanto "il permesso di soggiorno non ce l’hanno..". Tutto ciò in un clima di colpevole silenzio delle istituzioni e omertà dei tanti che traggono ricchezza dalla presenza degli immigrati. A Rosarno quest’anno il lavoro è stato più scarso per tutti in quanto sono ritornati alla raccolta delle arance anche quei migranti che hanno perso il lavoro a Vicenza, Lodi, Castel Franco, licenziati dalle fabbriche, a rischio di perdere il permesso di soggiorno. In questo clima giovedì sera è avvenuta la sparatoria che ha scatenato la rabbia dei migranti che in modo più duro dell’anno scorso si sono ribellati. Lo sfruttamento indiscriminato provoca la ribellione, e al di là degli obiettivi materiali contro cui si è scatenata questa rabbia, bisogna saper cogliere il messaggio di chi ha deciso che non vuole più subire l'apartheid.
Da lì sono partite invece altre aggressioni ai migranti con fucilate e sprangate che sono andate avanti due giorni e ci chiediamo come sia potuto accadere che un gruppo di persone abbia potuto aprire la "caccia al nero", come sia possibile che abbiamo tenuto in ostaggio forze dell’ordine e immigrati a rischio di linciaggio.
La decisione di allontanare da Rosarno i migranti è stata una decisione politica dettata da questi cittadini con le mazze e le pistole? O è stata una scelta del governo perchè la ribellione non poteva "restare impunita"?! A nostro avviso a Rosarno ha vinto la ndrangheta. Ci auguriamo che tutti possano tornare a casa in sicurezza e senza espulsioni. Ma temiamo per le oltre cento persone che sono ancora rinchiuse ad esempio nel centro di Bari. Deportarle sommerebbe infamia a infamia.
L’assemblea del Movimento dei migranti e dei rifugiati ha deciso perciò di accogliere i fratelli di ritorno da Rosarno con un appello alla mobilitazione. Una giornata di mobilitazione sotto la Prefettura di Caserta per MARTEDI’ 19 GENNAIO affinché le istituzioni adottino un provvedimento di regolarizzazione che possa far emergere dal lavoro nero e dalle condizioni di sfruttamento i migranti impegnati nell’agricoltura e garantiscano le condizioni di accoglienza e di tutela dei lavoratori immigrati ceh pure hanno già il permesso di soggiorno. Per combattere lo sfruttamento c’è bisogno di adeguati strumenti. La regolarizzazione e i diritti di cittadinanza sono la base della convivenza e l’antitodo al razzismo. Al tempo stesso bisogna bloccare i rastrellamenti di massa e gli sgomberi senza alternative che sono partiti dopo Rosarno e che in questi giorni cominciano a svolgersi anche in Campania. RIGETTIAMO LA RIPRODUZIONE DEL "MODELLO ROSARNO" PER UNA VERA POLITICA Di ACCOGLIENZA!
Sabato 9 gennaio a Caserta presso il Centro Sociale ex canapificio circa 500 migranti e rifugiati si sono riuniti in un’assemblea per discutere di ciò che è accaduto a Rosarno. Tanti migranti e rifugiati che erano a Rosarno per la raccolta degli agrumi stanno tornando a casa. Sono i giovani africani che vivono a Castel Volturno, a Casal di Principe, Teano, Aversa, Afragola, Pianura, S.Antimo. Sono i lavoratori stagionali che si spostano dal casertano a Foggia, Potenza, Cassibile, a seconda dei frutti da raccogliere. Sakò, 26 anni richiedente asilo del Burkina Faso è visibilmente provato, ha la paura negli occhi. E’ appena arrivato a Caserta per l’assemblea ma stenta a parlare ci abbraccia e dice “ci sparano come fossimo polli. Non so come ho fatto a scappare…sono stato due giorni nascosto su un albero”. Youssuf, ivoriano 25 anni, dopo essere stato medicato in ospedale la sera del 7 è riuscito ad arrivare alla stazione ed è arrivato oggi. E’ felice di essere ancora sano e salvo ma non ha ricevuto il salario di tre mesi di lavoro. Come e a chi potrà denunciarlo? E’ uno dei braccianti agricoli senza permesso di soggiorno ignorati dalla regolarizzazione prevista solo per colf e badanti. Grazie al lavoro di questi giovani braccianti africani a Rosarno anche quest’anno gli agrumi sono arrivati sulle nostre tavole. Come è successo a Castel Volturno nel settembre 2008 e a Rosarno già lo scorso dicembre 2008 questi lavoratori sono stati aggrediti, cos' come in tante altre occasioni e soprattutto a ridosso dei giorni di paga. A Castel Volturno è stata la camorra a sparare, a Rosarno l’anno scorso a sparare e ferire gravemente due giovani ivoriani furono due balordi poi fermati grazie alla collaborazione dei migranti. Ad un anno di distanza i lavoratori stagionali che sono arrivati a Rosarno hanno trovato le stesse condizioni di sfruttamento di sempre, la stessa indifferenza delle istituzioni rispetto alle condizioni di vita degradanti ed alle aggressioni quotidiane ai danni dei braccianti impegnati per la raccolta degli agrumi. Noi siamo testimoni di centinaia di storie di lavoratori aggrediti perché “pretendevano” il salario, picchiati e derubati dai caporali o da gruppi di persone rimasti impuniti, tanto "il permesso di soggiorno non ce l’hanno..". Tutto ciò in un clima di colpevole silenzio delle istituzioni e omertà dei tanti che traggono ricchezza dalla presenza degli immigrati. A Rosarno quest’anno il lavoro è stato più scarso per tutti in quanto sono ritornati alla raccolta delle arance anche quei migranti che hanno perso il lavoro a Vicenza, Lodi, Castel Franco, licenziati dalle fabbriche, a rischio di perdere il permesso di soggiorno. In questo clima giovedì sera è avvenuta la sparatoria che ha scatenato la rabbia dei migranti che in modo più duro dell’anno scorso si sono ribellati. Lo sfruttamento indiscriminato provoca la ribellione, e al di là degli obiettivi materiali contro cui si è scatenata questa rabbia, bisogna saper cogliere il messaggio di chi ha deciso che non vuole più subire l'apartheid.
Da lì sono partite invece altre aggressioni ai migranti con fucilate e sprangate che sono andate avanti due giorni e ci chiediamo come sia potuto accadere che un gruppo di persone abbia potuto aprire la "caccia al nero", come sia possibile che abbiamo tenuto in ostaggio forze dell’ordine e immigrati a rischio di linciaggio.
La decisione di allontanare da Rosarno i migranti è stata una decisione politica dettata da questi cittadini con le mazze e le pistole? O è stata una scelta del governo perchè la ribellione non poteva "restare impunita"?! A nostro avviso a Rosarno ha vinto la ndrangheta. Ci auguriamo che tutti possano tornare a casa in sicurezza e senza espulsioni. Ma temiamo per le oltre cento persone che sono ancora rinchiuse ad esempio nel centro di Bari. Deportarle sommerebbe infamia a infamia.
L’assemblea del Movimento dei migranti e dei rifugiati ha deciso perciò di accogliere i fratelli di ritorno da Rosarno con un appello alla mobilitazione. Una giornata di mobilitazione sotto la Prefettura di Caserta per MARTEDI’ 19 GENNAIO affinché le istituzioni adottino un provvedimento di regolarizzazione che possa far emergere dal lavoro nero e dalle condizioni di sfruttamento i migranti impegnati nell’agricoltura e garantiscano le condizioni di accoglienza e di tutela dei lavoratori immigrati ceh pure hanno già il permesso di soggiorno. Per combattere lo sfruttamento c’è bisogno di adeguati strumenti. La regolarizzazione e i diritti di cittadinanza sono la base della convivenza e l’antitodo al razzismo. Al tempo stesso bisogna bloccare i rastrellamenti di massa e gli sgomberi senza alternative che sono partiti dopo Rosarno e che in questi giorni cominciano a svolgersi anche in Campania. RIGETTIAMO LA RIPRODUZIONE DEL "MODELLO ROSARNO" PER UNA VERA POLITICA Di ACCOGLIENZA!
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