Parla Vendola, il governatore della Puglia che ha appena azzerato la giunta: "Nella vita pubblica bisogna dare segnali forti" di Alessandra Longo da repubblica.it
ROMA - «La questione morale non è un´arma da usare contro qualcuno, deve essere il terreno della nostra fatica. Un terreno in cui ti rompi la schiena per cambiare, migliorare, risanare. Se l´avversario è centomila volte più compromesso, questo non comporta affatto l´assoluzione dei miei alleati. C´è sempre una differenza etico-politica da marcare». Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, leader di Sinistra e Libertà, ha appena azzerato la sua giunta "scalfita" dalle inchieste sulla sanità. «Nella vita pubblica bisogna dare segnali forti» dice. Vendola il comunista rivendica il diritto ad aprire adesso una discussione con tutte le «forze disponibili» a fare una battaglia per il Sud, «ucciso da questo governo». Apre anche all´Udc, con gran fastidio del Pdl: «E´ forse un reato fare della questione morale un´offerta politica e discutere sui contributi che possono arricchire la coalizione?».
Vendola, non è stato difficile mandare a casa i suoi assessori?
«Provo emozioni forti perché si consumano anche rapporti umani, si ledono relazioni fondate sulla fiducia. Ma sono sereno. Non siamo una corte, non ci occupiamo di indizi e capi di imputazione. Il passaggio politico non coincide e non si sovrappone al quadro giudiziario. Non è questo il punto. Il punto è che i vari filoni di inchieste sulla sanità, relativi a un decennio di vita amministrativa, quindi anche ad un periodo precedente alla mia giunta, offrono una radiografia impressionante della permeabilità delle lobbies e delle corporazioni, descrivono, per dirla alla Foucault, la "microfisica di un potere"».
Lei ha parlato della sanità equiparandola alle luci tentatrici del casinò.
«Sì, ci vedo i vari gradi della cultura dell´azzardo, dalle slot machine, al black jack, alla roulette. Un flusso di denaro gigantesco che si dirama in infiniti rigagnoli».
Una sirena trasversale agli schieramenti.
«Quando dico che la questione morale è la priorità assoluta non lo dico in astratto. Non posso giocare a imitare la destra. Per me la procura di Bari è un punto di riferimento per il controllo della legalità sia quando rinvia a giudizio un ministro (Fitto - ndr) sia quando inquisisce uomini del centrosinistra. Io ho portato personalmente in procura le carte delle mie indagini amministrative interne e per questo ho ricevuto un avviso a comparire, usato in maniera delinquenziale dal "signor direttore" del Tg1 che ha pensato bene di accostare la mia faccia a storie di droga e prostituzione. Io, la moralizzazione della vita politica, l´ho praticata. Il ministro Fitto, oggetto di una richiesta di arresto, respinta dal Parlamento, è al suo posto. E in questo momento gli ispettori di Alfano lavorano qui per trovare difetti all´impianto accusatorio che lo coinvolge. Se permette, una differenza c´è».
Lei stesso parla con amarezza di una «permeabilità» della politica agli affari.
«Se ne era già accorto Berlinguer dell´immiserimento della politica svuotata dalle passioni e riannodata stancamente attorno alle reti clientelari. E´ una grande questione aperta. Il primato del mercato sulla res publica, il profitto d´impresa che vale più del lavoro: c´è da chiedersi quante modificazioni tutto ciò ha prodotto nella fenomenologia del ceto politico».
E´ una domanda?
«Sì, e mi do la risposta. Purtroppo oggi la politica italiana registra una caduta dell´etica pubblica, è diventata un negoziato con i rappresentanti di lobby e corporazioni».
Il Pdl dice: Vendola ha azzerato la giunta dimostrando così che i problemi a Bari erano altri.
«Bella dimostrazione di garantismo. Sono già alla sentenza di un processo che non è nemmeno iniziato. Mentre la vicenda delle prostitute nelle residenze di Stato è vera, ha fatto il giro del mondo intero. Ma loro sono specializzati nell´uso spregiudicato dei due pesi e delle due misure».
Se è per questo dicono anche che lei dovrebbe dimettersi.
«Sono patetici e anche un po´ comici. Sulla mia onestà personale credo che nessuno possa dubitare. Questa è una cultura violenta».
ROMA - «La questione morale non è un´arma da usare contro qualcuno, deve essere il terreno della nostra fatica. Un terreno in cui ti rompi la schiena per cambiare, migliorare, risanare. Se l´avversario è centomila volte più compromesso, questo non comporta affatto l´assoluzione dei miei alleati. C´è sempre una differenza etico-politica da marcare». Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, leader di Sinistra e Libertà, ha appena azzerato la sua giunta "scalfita" dalle inchieste sulla sanità. «Nella vita pubblica bisogna dare segnali forti» dice. Vendola il comunista rivendica il diritto ad aprire adesso una discussione con tutte le «forze disponibili» a fare una battaglia per il Sud, «ucciso da questo governo». Apre anche all´Udc, con gran fastidio del Pdl: «E´ forse un reato fare della questione morale un´offerta politica e discutere sui contributi che possono arricchire la coalizione?».
Vendola, non è stato difficile mandare a casa i suoi assessori?
«Provo emozioni forti perché si consumano anche rapporti umani, si ledono relazioni fondate sulla fiducia. Ma sono sereno. Non siamo una corte, non ci occupiamo di indizi e capi di imputazione. Il passaggio politico non coincide e non si sovrappone al quadro giudiziario. Non è questo il punto. Il punto è che i vari filoni di inchieste sulla sanità, relativi a un decennio di vita amministrativa, quindi anche ad un periodo precedente alla mia giunta, offrono una radiografia impressionante della permeabilità delle lobbies e delle corporazioni, descrivono, per dirla alla Foucault, la "microfisica di un potere"».
Lei ha parlato della sanità equiparandola alle luci tentatrici del casinò.
«Sì, ci vedo i vari gradi della cultura dell´azzardo, dalle slot machine, al black jack, alla roulette. Un flusso di denaro gigantesco che si dirama in infiniti rigagnoli».
Una sirena trasversale agli schieramenti.
«Quando dico che la questione morale è la priorità assoluta non lo dico in astratto. Non posso giocare a imitare la destra. Per me la procura di Bari è un punto di riferimento per il controllo della legalità sia quando rinvia a giudizio un ministro (Fitto - ndr) sia quando inquisisce uomini del centrosinistra. Io ho portato personalmente in procura le carte delle mie indagini amministrative interne e per questo ho ricevuto un avviso a comparire, usato in maniera delinquenziale dal "signor direttore" del Tg1 che ha pensato bene di accostare la mia faccia a storie di droga e prostituzione. Io, la moralizzazione della vita politica, l´ho praticata. Il ministro Fitto, oggetto di una richiesta di arresto, respinta dal Parlamento, è al suo posto. E in questo momento gli ispettori di Alfano lavorano qui per trovare difetti all´impianto accusatorio che lo coinvolge. Se permette, una differenza c´è».
Lei stesso parla con amarezza di una «permeabilità» della politica agli affari.
«Se ne era già accorto Berlinguer dell´immiserimento della politica svuotata dalle passioni e riannodata stancamente attorno alle reti clientelari. E´ una grande questione aperta. Il primato del mercato sulla res publica, il profitto d´impresa che vale più del lavoro: c´è da chiedersi quante modificazioni tutto ciò ha prodotto nella fenomenologia del ceto politico».
E´ una domanda?
«Sì, e mi do la risposta. Purtroppo oggi la politica italiana registra una caduta dell´etica pubblica, è diventata un negoziato con i rappresentanti di lobby e corporazioni».
Il Pdl dice: Vendola ha azzerato la giunta dimostrando così che i problemi a Bari erano altri.
«Bella dimostrazione di garantismo. Sono già alla sentenza di un processo che non è nemmeno iniziato. Mentre la vicenda delle prostitute nelle residenze di Stato è vera, ha fatto il giro del mondo intero. Ma loro sono specializzati nell´uso spregiudicato dei due pesi e delle due misure».
Se è per questo dicono anche che lei dovrebbe dimettersi.
«Sono patetici e anche un po´ comici. Sulla mia onestà personale credo che nessuno possa dubitare. Questa è una cultura violenta».
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