Fonte: Sara Ghribi - 2 H - Liceo Psico-pedagogico N.Jommelli Aversa (dal giornalino della scuola)
Sono passati 25 anni da quando mio padre, allettato dai racconti di un amico, mise piede sulla terra italiana. Armato di buone speranze e di tanta voglia di lavorare, confuso e spaesato per la giovane età, affrontò la nuova realtà con grande coraggio. Qualche anno dopo tornò con mia madre che, nel frattempo, aveva conosciuto e sposato in Tunisia. Insieme affrontarono le difficoltà e i pregiudizi della gente che li vedeva come degli "alieni" sbarcati in Italia. Anno dopo anno assorbirono la cultura e le tradizioni italiane forse anche più degli italiani stessi. Quando siamo nati io e mio fratello, si ripromisero di allevarci rispettando i valori di entrambe le culture. Oggi mia madre porta i capelli chiari e corti come le donne europee, ma non ha mai perso il suo comportamento fiero. Mio padre, a cui somiglio moltissimo, ha i capelli e la pelle scura, il sorriso bonario pieno di orgoglio per i successi dei figli e la convinzione che bisogna accettare "il bello e il brutto" della nuova patria. Nella mia educazione mi hanno insegnato la cultura d'origine ma mi hanno sempre esortato a condurre una vita italiana. Ed ecco che ho imparato ad amare i miti dell'antichità, a conoscere la storia d'Italia, ad apprezzarne la cultura, gli usi e i costumi. Si!!! io parlo perfettamente il dialetto napoletano, ma adoro il francese e l'arabo, ho amici di tutti i tipi e non ho mai frequentato solo la comunità tunisina. Non mi sento una straniera nè tale mi sentono gli altri. Mangio la pizza e gli spaghetti al pomodoro, ma non disprezzo il cuscus e il kebab. Sono insomma quella che si definisce una straniera integrata. Non posso dire che questo processo di integrazione della mia famiglia non abbia avuto ostacoli ed imposto sacrifici, ma questi sono stati tutti superati da una precisa volontà di sentirci parte di questo popolo. Sono convinta che non solo i paesi che ospitano gli stranieri debbano abbandonare i pregiudizi e favorire una perfetta integrazione, ma sono anche i popoli ospitati ad accettare quello che di buono può offrire la nuova realtà. Solo la tolleranza da entrambe le parti può portare al vero inserimento. Non potrei mai pensare che gli italiano debbano staccare i crocifissi dai muri solo perchè ci sono altre religioni tra i banchi di scuola. Non ho parole per quei genitori che preferiscono uccidere una figlia piuttosto che vederla felice con un ragazzo italiano o di religione diversa: c'è solo da rabbrividire! I miei genitori mi hanno lasciato la libertà di scegliere se accettare la religione islamica o quella cattolica ed io sto vivendo entrambe queste esperienze per poter, tra breve, fare una scelta definitiva. Non so se quel giorno deciderò di ricevere il Battesimo oppure accettare il Ramadan come principio inviolabile, ma qualunque sia la mia decisione rimarrò sempre e comunque "Sara" per la mia famiglia e per i miei amici.
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