13 giu 2009

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Napolitano non firmi la legge Alfano sulle intercettazioni

di Nichi Vendola
Non ci resta, come nel doloroso caso di Eluana Englaro, che confidare nella saggezza del Presidente della Repubblica. Perché quello che è stata perpetrato sulle intercettazioni e sul disegno di legge Alfano ieri alla Camera è un autentico assalto ai valori della Costituzione e al dovere di indagine per i magistrati. Ancora una volta il Parlamento diventa un luogo afono, ridotto senza volontà ai voleri del Governo. Con la legge approvata ieri la stampa nulla avrebbe potuto scrivere dei più recenti scandali che hanno colpito la vita pubblica. La clinica Santa Rita di Milano, Calciopoli, gli immobiliaristi furbetti, le scalate delle banche e infiniti altri casi sarebbero rimasti invisibili alla pubblica opinione .

La riforma della giustizia per questo governo significa questo: mettere il silenziatore a stampa e giornalisti (questi ultimi minacciati di carcere in caso di diffusione di notizie “non essenziali”, con indizi “non evidenti”: chi deciderà poi, non si sa) e non risolvere il cancro della giustizia civile, dei processi lumaca, dei tribunali privi anche di carta igienica e di sedie dove tenere udienza.

E la mafia festeggia: anche se c’è scritto che la legge non si applica in caso di indagini per reati di mafia, tutti sanno come il pantano mafioso sia stato a volte prosciugato anche grazie a indagini parallele su “colletti bianchi” insospettabili.

E questo lento scivolamento verso un autoritarismo dolce è uno degli epifenomeni del berlusconismo, che incarna il mito dell’efficienza solo quando gli fa comodo. E a Berlusconi e ai suoi, re e regine degli intrallazzi e dei reati, avere magistratura e stampa asserviti fa comodo.

A noi no: la libertà finisce così, con un divieto di parlare e di scrivere fatti avvenuti, che ci sono, che esistono. Per questo lotteremo contro questa legge e invitiamo a firmare tutti gli appelli che sono pubblici per una revisione. E continuiamo a sperare nell’argine del Quirinale.
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