Più che rifondare il PD bisogna rifondare il centro sinistra. Nichi Vendola rilancia e non rinuncia alle primarie, mentre stoppa l’ipotesi di un governo d’unità nazionale, come proposto anche da Massimo D’Alema. E’ il riecheggiare –dice– di formule della preistoria della politica, l’indice di una difficoltà impressionante.
A fronte di un passaggio epocale per l’Italia si evocano terminologie da consegnare agli storici. E’ davvero incredibile pensare che si possa governare insieme con il centrodestra epurato di Berlusconi., temo una fase di avvitamento e confusione che è la morte della politica.
Il governatore della Puglia reduce dall’accordo tra le regioni sui rifiuti di Napoli conferma, invece, di essere in campo per la leadership di una coalizione che rispetto a elezioni che appaiono sempre più dietro l’angolo dovrebbe tentare non solo di sconfiggere il premier, ma anche di archiviare il berlusconismo.
I toni di Latorre –spiega Vendola– aiutano a differenza di altri leader del PD che utilizzano a volte un linguaggio sprezzante. Si coglie la volontà di discutere della natura incerta del PD, ma io sono più interessato a discutere del centrosinistra. L’esempio che Nichi Vendola utilizza è quello del gioco delle quattro statuine: il tentativo –ragiona- tutto dentro il Palazzo per dare vita ad una diversa coalizione, mentre –insiste- sono proprie le primarie a fare in modo che nel paese vi sia nel Paese un grande processo democratico.
Si appassiona il governatore: Mi si chiede a me con chi mi alleo e pronuncio tre o quattro sigle. Lo si fa ad un altro e fa nomi diversi. Così non ne usciamo più. L’appello è uscire dal recinto mettendo da parte anche per un attimo l’ossessione di scrivere un programma perché bisogna prima –spiega- scegliere, dire se l’asse prevalente di una coalizione di alternativa al berlusconismo è quella della difesa dei beni comuni, della lotta alla precarietà, della difesa del lavoro. Il pericolo, quindi, è di ricorrere alle solite alchimie mentre solo le primarie il punto di partenza del programma.
Giura, però Vendola di non voler utilizzare i gazebo come forza contundente nei confronti del PD, ma resta il fatto che altri proprio questo temono. Non a caso –dice- ci sono state reazioni assolutamente sopra le righe alle parole di Latorre, un avvitamento quotidiano che può essere rotto solo con le primarie. Altrimenti come ci salveremo da questo principio di deflagrazione?
Il messaggio è quello di non avere paura: Non bisogna temere –insiste- della nostra gente, dei momenti in cui riusciamo a suscitare emozioni, sono quelle la vera culla dellìalternativa.
Detto ciò, Vendola rivendica di non avere mai utilizzato l’invettiva e la contumelia e ricorda di non essere affatto rinchiuso in un recinto minoritario. Le dicono bravo, fai il leader della sinistra radicale? No, perché governo da sei anni in una regione da quattro milioni di abitanti e sono stufo delle dispute teoriche tra riformisti e radicali, voglio una sinistra che affronti i problemi. Ecco la strada di Nichi che ieri firma nelle vesti di governatore della Puglia l’intesa fra le regioni sui rifiuti di Napoli che sono –dice- la metafora dell’Italia perché quando ero negli USA si parlava non della città ma della munnezza di un paese sempre più marginale rispetto al resto del mondo. Basti pensare che gli stessi dossier di Wikileaks ci dedicano uno spazio pari a quello dello Zaire. Sarebbe venuta voglia dopo tante promesse illustrate come salvifiche dire a Berlusconi tira fuori dal cilindro una soluzione, a fronte anche del no delle regioni della Lega e delle uscite razziste di certi suoi ministri.
Epperò Napoli è l’Italia, drammatico coacervo di problemi a cui la politica, PD e sinistra compresi, devono risposte vere.
Si appassiona il governatore: Mi si chiede a me con chi mi alleo e pronuncio tre o quattro sigle. Lo si fa ad un altro e fa nomi diversi. Così non ne usciamo più. L’appello è uscire dal recinto mettendo da parte anche per un attimo l’ossessione di scrivere un programma perché bisogna prima –spiega- scegliere, dire se l’asse prevalente di una coalizione di alternativa al berlusconismo è quella della difesa dei beni comuni, della lotta alla precarietà, della difesa del lavoro. Il pericolo, quindi, è di ricorrere alle solite alchimie mentre solo le primarie il punto di partenza del programma.
Giura, però Vendola di non voler utilizzare i gazebo come forza contundente nei confronti del PD, ma resta il fatto che altri proprio questo temono. Non a caso –dice- ci sono state reazioni assolutamente sopra le righe alle parole di Latorre, un avvitamento quotidiano che può essere rotto solo con le primarie. Altrimenti come ci salveremo da questo principio di deflagrazione?
Il messaggio è quello di non avere paura: Non bisogna temere –insiste- della nostra gente, dei momenti in cui riusciamo a suscitare emozioni, sono quelle la vera culla dellìalternativa.
Detto ciò, Vendola rivendica di non avere mai utilizzato l’invettiva e la contumelia e ricorda di non essere affatto rinchiuso in un recinto minoritario. Le dicono bravo, fai il leader della sinistra radicale? No, perché governo da sei anni in una regione da quattro milioni di abitanti e sono stufo delle dispute teoriche tra riformisti e radicali, voglio una sinistra che affronti i problemi. Ecco la strada di Nichi che ieri firma nelle vesti di governatore della Puglia l’intesa fra le regioni sui rifiuti di Napoli che sono –dice- la metafora dell’Italia perché quando ero negli USA si parlava non della città ma della munnezza di un paese sempre più marginale rispetto al resto del mondo. Basti pensare che gli stessi dossier di Wikileaks ci dedicano uno spazio pari a quello dello Zaire. Sarebbe venuta voglia dopo tante promesse illustrate come salvifiche dire a Berlusconi tira fuori dal cilindro una soluzione, a fronte anche del no delle regioni della Lega e delle uscite razziste di certi suoi ministri.
Epperò Napoli è l’Italia, drammatico coacervo di problemi a cui la politica, PD e sinistra compresi, devono risposte vere.
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