Devo riconoscere che di questi tempi non è semplice riuscire trovare un consigliere comunale che sia disposto a cimentarsi nel’arduo ruolo di difensore d’ufficio di uno degli assessori più criticati della giunta Ciaramella. Il consigliere de Michele merita per questo tutta la mia solidarietà e il mio vivo apprezzamento. Purtroppo devo dire che il tentativo risulta tanto coraggioso quanto maldestro. Avevamo lasciato De Michele, appena pochi mesi fa, intento a ripulire via Michelangelo con tanto di ramazza e bidoni, lo ritroviamo ora, in una situazione pressoché identica, a tessere le lodi di amministrazione che, non solo in tema di rifiuti, è oggetto di critiche serrate soprattutto nella stessa maggioranza consiliare che la sostiene. Confesso che preferisco ricordarlo in quella veste, forse insolita ma più genuina, sicuramente più rispettosa dell’intelligenza altrui. La città raccontata da de Michele è la raffigurazione plastica, virtuale, che si materializza d’incanto ogni qual volta si osi chieder conto dell’operato, o dell’inerzia, di chi governa. Difficilmente si riesce a trovare interlocutori disposti fornire spiegazioni credibili. Più facile, come in questo caso, è suscitare la solita reazione scomposta di chi non ha altri argomenti. L’esercito del bene, il partito dell’amore, è di nuovo pronto a combattere l’ennesima sfida lanciata dalla solita sinistra, dipinta come “estrema” tutte le volte che dice cose scomode, sempre pronta a raccontar menzogne e ad urlare cattiverie. In realtà, sulla cattiveria di taluni, che, come avvoltoi, non arrestano le proprie mire fameliche neanche dinanzi ad improvvisi e seri problemi di salute, ci sarebbe molto da dire. Lasciamo però ad altri questo tipo di argomentazioni e ritorniamo ai fatti.
Innanzitutto, se davvero esistessero tanti cittadini entusiasti dell’operato del centro destra in tema di rifiuti, non credo che un consiglio comunale aperto susciterebbe tanta preoccupazione. E’ chiaro a tutti che la realtà è molto diversa da come la racconta l’impavido De Michele. Sono i cittadini ad essere nervosi e stufi, non la mia parte politica, e se il consigliere si fermasse davvero ad ascoltarli forse ne sarebbe consapevole. I cittadini che si domandano, ad esempio, perché pagano una TARSU così alta per vedere spazzata la strada in cui abitano anche una sola volta alla settimana e perché chi governa, e chi è preposto al controllo degli adempimenti contrattuali, permette che ciò accada. Si domandano perché un deposito di rifiuti, chiamato impropriamente isola ecologica, sia stato allocato a ridosso di civili abitazioni e di una struttura sanitaria e di come sia possibile, in queste condizioni, continuare ad annunciare per mesi l’avvio della differenziata. Si domandano chi vigili sulla reale provenienza dei rifiuti ingombranti scaricati giornalmente a via Perugia, per lo smaltimento dei quali il comune paga profumatamente con i soldi degli aversani, o perché, a fronte di tanti annunci roboanti, a via Michelangelo, dove risiede anche il consigliere de Michele, l’esperienza virtuosa della differenziata, partita otto anni fa a costo zero, sia stata inspiegabilmente e di colpo interrotta. Tutte domande che anche questa volta saranno lasciate senza risposta. In ogni caso, quand’anche la tanto annunciata montagna riuscisse finalmente a partorire il topolino, vorrei rammentare al buon consigliere de Michele la differenza che intercorre fra ciò che, per legge, è previsto che un’amministrazione faccia e ciò che può essere considerato un “fatto storico”. Non è certo ancora il nostro caso, ma quando i due concetti coincidono, quando cioè il rispetto della legge diventa un “fatto storico”, degno di esser ricordato, di solito non è buon segno.
Gabriele Vedova
*Membro assemblea nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà
Innanzitutto, se davvero esistessero tanti cittadini entusiasti dell’operato del centro destra in tema di rifiuti, non credo che un consiglio comunale aperto susciterebbe tanta preoccupazione. E’ chiaro a tutti che la realtà è molto diversa da come la racconta l’impavido De Michele. Sono i cittadini ad essere nervosi e stufi, non la mia parte politica, e se il consigliere si fermasse davvero ad ascoltarli forse ne sarebbe consapevole. I cittadini che si domandano, ad esempio, perché pagano una TARSU così alta per vedere spazzata la strada in cui abitano anche una sola volta alla settimana e perché chi governa, e chi è preposto al controllo degli adempimenti contrattuali, permette che ciò accada. Si domandano perché un deposito di rifiuti, chiamato impropriamente isola ecologica, sia stato allocato a ridosso di civili abitazioni e di una struttura sanitaria e di come sia possibile, in queste condizioni, continuare ad annunciare per mesi l’avvio della differenziata. Si domandano chi vigili sulla reale provenienza dei rifiuti ingombranti scaricati giornalmente a via Perugia, per lo smaltimento dei quali il comune paga profumatamente con i soldi degli aversani, o perché, a fronte di tanti annunci roboanti, a via Michelangelo, dove risiede anche il consigliere de Michele, l’esperienza virtuosa della differenziata, partita otto anni fa a costo zero, sia stata inspiegabilmente e di colpo interrotta. Tutte domande che anche questa volta saranno lasciate senza risposta. In ogni caso, quand’anche la tanto annunciata montagna riuscisse finalmente a partorire il topolino, vorrei rammentare al buon consigliere de Michele la differenza che intercorre fra ciò che, per legge, è previsto che un’amministrazione faccia e ciò che può essere considerato un “fatto storico”. Non è certo ancora il nostro caso, ma quando i due concetti coincidono, quando cioè il rispetto della legge diventa un “fatto storico”, degno di esser ricordato, di solito non è buon segno.
Gabriele Vedova
*Membro assemblea nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà
Non solo della “raccolta differenziata” è latitante l’amministrazione comunale (che dovrebbe farsi sul modello di “porta a porta”, l’unica maniera efficace) ma anche di altre realtà, come le “barriere architettoniche” che invadono tutte le strade (e i marciapiedi, da parte dei gestori di esercizi pubblici) della città, il verde pubblico alla mercé di chi lo utilizza come vuole (vedi, ad esempio, parco “Pozzi”: invaso da squadre di calcio improvvisate), il metanodotto sulla strada “variante”, sempre promesso e mai realizzato, un controllo mirato al traffico urbano, le soste “impossibili” della auto nei punti nevralgici (cioè, di maggior traffico) e sui marciapiedi (altre “barriere architettoniche”). E… ci sarebbero, ancora, tante altre cose da segnalare. Ma non vorrei “caricare di troppi oneri” i nostri solerti amministratori che, forse, hanno ben altro da fare (…certamente di più importante). Con la speranza di non aver offeso nessuno, saluto.
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